muretti a secco

Appassionata di vino e Sommelier AIS, collaboro con la guida SLOW WINE. Curiosa e sempre alla ricerca di nuove cose da scoprire e condividere sull'affascinante mondo del vino.

Pochi giorni fa l’Unesco ha iscritto “L’Arte dei muretti a secco” nella lista degli elementi immateriali dichiarati Patrimonio dell’umanità.

Ma cosa sono esattamente i muretti a secco? Lo spiega la stessa Unesco nella motivazione del prestigioso riconoscimento:

‘L’arte del Dry stone walling riguarda tutte le conoscenze collegate alla costruzione di strutture di pietra ammassando le pietre una sull’altra, non usando alcun altro elemento tranne, a volte, terra secca”.

 

muretti a secco

I muretti a secco sono costituiti da pietre opportunamente modellate in modo che si incastrino le une sulle altre rimanendo stabili una volta posate, in totale assenza di malta. Si costruiscono mettendo due file di pietre sagomate sul lato esterno e interno del muro, e riempiendo lo spazio tra queste due file con pietre più piccole o altro materiale di risulta.

Si tratta di uno dei primi esempi di manifattura umana, presente sin dall’epoca preistorica, ed è in uso in quasi tutte le regioni italiane, sia per fini abitativi che per finalità collegate all’agricoltura, in particolare per i terrazzamenti necessari alle coltivazioni in zone particolarmente scoscese e impervie.

 

muretti a secco

 

I muretti a secco costituiscono anche un’importante concentrazione di biodiversità: l’umidità dell’aria, soprattutto quando fa molto caldo, condensa negli interstizi tra le pietre, rendendo il muretto umido anche in piena estate.

Gli interstizi offrono rifugio a molti animali che sfruttano il particolare microclima tra le pietre per sopravvivere in estate e ripararsi in inverno: lucertole, serpenti, gechi, anfibi e molti invertebrati, soprattutto nell’Italia Meridionale e nelle Isole, hanno imparato a usare i muri a secco come un nuovo habitat, continuando a sopravvivere nonostante la sempre meno diffusa macchia mediterranea.

Qualche anno fa, su Corriere della sera, scriveva così Indro Montanelli:

«Ogni filare di viti o di ulivi è la biografia di un nonno o un bisnonno. Sono stati loro, una generazione sull’altra, a dissodarle, a spianarle, a prosciugarle. E per loro, ogni giorno, i nipoti e i pronipoti devono seguitare a rimboccarsi le maniche per spremerne un frutto».

Non solo: anche l’antica arte di costruire i muretti a secco fa parte di quell’inestimabile eredità che noi italiani abbiamo ricevuto da quei nonni e bisnonni!

 

muretti a secco

 

Non è raro incontrare, durante le mie passeggiate in Valpolicella, piccoli o grandi cumuli di pietre, pronte per diventare uno di quei muretti a secco di spettacolare bellezza, capaci anche di far emozionare o ispirare i grandi poeti.

Come nella bellissima descrizione che Wolfgang Goethe scrisse durante uno dei suoi viaggi in Valdadige (tra Verona e Trento):

«La campagna lungo il fiume e su per i colli è così fitta e intrecciata di piante da far pensare che si soffochino a vicenda: spalliere di viti, mais, gelsi, meli, peri, cotogni e noci. Sopra ai muri affiora rigoglioso il sambuco; in solidi fusti l’edera sale su per le rocce e le ricopre largamente; la lucertola guizza nelle fenditure, e tutto ciò che si muove di qua e di là riporta alla mente le più care immagini dell’arte».

 

Questi eccezionali manufatti sono in uso, oltre che in Italia, anche in Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Slovenia, Spagna e Svizzera.

Tutte le foto di questo post sono state realizzate in Valpolicella, Verona, Italia.

 

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