Pass-O igp Puglia - cantine Menhir - un furore nel Salento

Lettore, scrittore, assaggiatore, sperimentatore. Mi piace leggere, scrivere, parlare di cucina e naturalmente mangiare. Il vino è una parentesi felice. I noiosi degustano, i curiosi bevono, i cercatori riempiono il bicchiere di emozioni.

Qualcuno si stupisce.

Dici “Salento” e ti vengono in mente le spiaggia con le dune di Alimini, il mare cristallino, la puccia, il pasticciotto, leccornie varie e di varia natura.

Ma quando parli di vino, in Salento, la parte da leone la fanno il Primitivo di Manduria ed il Negroamaro, due vitigni dalla bacca rossa, molto potenti, che si affinano al sole e danno la loro migliore espressione nella longevità e nel tessuto tanninico.

 

Ma quanti si aspetterebbero di trovare una perla bianca tra i tesori neri?

In effetti la terra del mare, del sole e del vento, ha tutte le componenti per dare ad un vitigno dalla bacca bianca , una certa solidità, robustezza, profondità, profumo sensoriale persistente.

La piccola scoperta si può farla nelle campagne di Minervino di Lecce. In un piccolo comune, si nasconde agli occhi del viaggiatore frettoloso, una perla rara: è un ristorante atipico si chiama “origano” .

È il ristorante in cui si possono degustare, in pienezza , tutti i vini della cantina Menhir e assaggiare sapori primitivi, quasi sconosciuti.  Più che altro celati all’occhio dell’inconsapevole turista, consumatore passeggero.

Col sole che scalda la pietra leccese, a far da padrone è un vino , bianco un IGT Salento, un Fiano in purezza.

La location è fantastica , il posto è segnalato da famose guide. I piatti sono autentici e la degustazione dei fini è guidata.

Si parte subito con i rosati, di pronta beva; poi si passa al bianco o al rosso a seconda del piatto in abbinamento. Ed è in quel momento che l’occhio, già commosso dall’atmosfera del posto si posa su un bianco particolare, si chiama PASS-O.

Decidiamo di farcelo servire, rigorosamente freddo, anzi, la temperatura di servizio a mio avviso deve essere anche di qualche grado inferiore a quella dichiarata dall’azienda.

Viene versato su un pesce spada , molto semplice.

 

Ed è subito Salento

Tutto quello che abbiamo percorso, dalle coste basse e sabbiose alla roccia, al barocco diventa un trionfo prima olfattivo e sensoriale che poi vibra con elegante finezza in bocca.

Il colore è giallo ma intenso, non proprio dorato, che sembra un Riesling di grande annata.

In effetti la gradazione alcolica è molto alta e potente, per essere un bianco, 14 gradi. Tutta la solarità, il calore , si sprigionano in bocca.

La sensazione è quella di trovarsi dinanzi ad una macedonia di frutti esotici: andiamo dalla papaia al mango, con un tocco floreale delicato ma persistente , un ingresso in bocca chiaro, preciso e pulito, un’esplosione palatale data dalla sua potenza alcolica, un calore avvolgente e passeggero con una chiusura finale minerale intensa e corposa.

Se non fossimo in Salento e se non fosse un paragone quasi blasfemo, si potrebbe avvicinarlo al grandissimo “Fiorduva” di Marisa Cuomo.

Ed in effetti la sua aromaticità e i sentori di frutta esotica, richiamano in maniera passeggera il re dei bianchi italiani autoctoni, per la tipologia calcarea del terreno sebbene argilloso.

 


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Cin-Cin!

 

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