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Quasi tutti i vini rossi di Toscana, Marche e Umbria  ne contengono una percentuale: parliamo del vitigno Sangiovese.

L’altro vino, insieme alla Barbera, più diffuso in Italia, coltivato dalla Romagna fino in Campania ed in particolare in Toscana.

Il vino Sangiovese è prodotto in un’area che copre l’11% della superficie vitata italiana.

Già noto all’epoca degli Etruschi, sembrerebbe provenire dalla zona a nord del Tevere e a sud dell’Arno, per poi essersi diffuso nell’intera Italia centrale seguendo le rotte del commercio.

Le prime testimonianze scritte risalgono però al XVI secolo nell’opera dell’agronomo Giovan Vettorio Soderini intitolata “La coltivazione delle viti”, anche se veniva chiamato ‘Sangiocheto’, talvolta ‘Sangioveto’, nel quale lo definisce:

“Vitigno sugoso e pienissimo di vino, che non fallisce mai, ma anche pericoloso, perché è facile farne aceto”.

L’origine del nome Sangiovese è piuttosto incerta.

Alcuni lo associano all’uva sangiovannina, perché matura precocemente, verso fine giugno, associandolo alla festa di San Giovanni Battista.

Altri al francese joueller ovvero dal latino jugalis  che significa aggiogare, ma in questo caso fa riferimento all’essere fissato a dei sostegni.

Per altri ancora deriva da ‘sanguegiovese’ ovvero sangue di Giove, in quanto proveniente dal Monte Giove che si trova nei pressi di Santarcangelo di Romagna e dove si legge:

“Qui sul colle che di Giove ha il nome, oggi XXIX ottobre MCMLXXVI la Romagna dei Vini e dei vigneti recinge la fronte del nume con l’aureola del SanGiovese rivendicandone con certezza di fede la feconda primogenitura”.

 

Caratteristiche del vigneto Sangiovese

Quando si parla di Sangiovese si dovrebbero distinguere le varietà, perché sono molteplici e danno vita a vini abbastanza diversi tra loro.

È il vitigno a bacca nera che da vita alle più importanti denominazioni della Toscana, come il Brunello di Montalcino, il Rosso di Montalcino, il Morellino di Scansano, il Chianti e il Vino Nobile di Montepulciano.

E, proprio in Toscana, si distinguono due grandi gruppi:

  • Sangiovese Grosso: molto spesso chiamato Brunello a Montalcino o Prignolo Gentile a Montepulciano;
  • Sangiovese Piccolo: fanno riferimento la maggior parte delle altre varietà presenti sia in Toscana che nell’Emilia Romagna e nel resto d’Italia.

Oggi si tende a non considerare più questa distinzione in maniera così netta e molti produttori riportano in etichetta esclusivamente il nome Sangiovese.

Il vigneto presenta le seguenti caratteristiche:

  • La foglia è media di colore verde chiaro;
  • Il grappolo anch’esso medio, compatto e cilindrico;
  • L’acino è medio-grande e di forma regolare;
  • La buccia è di colore nero violaceo, ricca di pruina e non molto spessa.

Il suo bouquet è molto delicato e rimanda alla violetta e alla ciliegia e in generale ai frutti rossi.

Matura in contenitori di legno sia botti che barriques, di conseguenza non sono meno frequenti aromi di spezie, come la vaniglia e la liquirizia.

Nei vini prodotti dal Sangiovese Grosso, ovvero il Brunello di Montalcino o il Vino Nobile di Montepulciano, gli aromi di frutta lasciano spazio alle confettate più mature, proprio perché tali vini esigono un periodo di maturazione in legno maggiore.

Il tannino è forte dando una maggiore spinta all’acidità, anche se resta un vino caldo.

Molti produttori preferiscono unire al Sangiovese altre uve, come il Canaiolo Nero, il Cabernet Sauvignon, il Merlot.

Fino ai quattro-cinque anni il colore è rubino per poi tendere al granato.

La DOC del Sangiovese può essere Novello, Superiore o Riserva.

Ottiene la qualifica Superiore se le uve provengono da un’area limitata all’interno della zona di produzione, con una gradazione alcolica minima del 12% e viene messo in commercio solo a partire dal 1 aprile dell’anno successivo alla vendemmia.

Sarà Riserva se viene destinato all’invecchiamento almeno 2 anni.

 

Sangiovese e abbinamenti culinari consigliati

Per quanto riguarda la temperatura di servizio non possiamo definirne una standard, poiché molto dipende dal tipo di vino.

Ad esempio: il Brunello di Montalcino si serve ad una temperatura di 18° e viene aperto almeno un paio di ore prima di essere bevuto, così come  il Vino Nobile di Montepulciano, e le Riserve di Romagna.

Il Rosso di Montalcino, invece, essendo un vino meno strutturato può essere servito ad una temperatura inferiore, di solito intorno ai 16°.

Per i vini giovani in generale è sempre indicato l’utilizzo del decanter prima di essere consumati, per permettere una maggiore ossigenazione.

 

Il Sangiovese sposa molto bene i piatti saporiti di selvaggina, i taglieri di formaggi stagionati e salumi, ma anche primi piatti di pasta ripiena.

Ottimo con le grigliate tipiche della cucina toscana.

Il novello di Romagna lo si serve molto spesso in accompagnamento alle castagne, ad esempio ad uno dei piatti tipici della tradizione romagnola, ovvero i tortelli ripieni di purea di castagne e miele.

Sempre in Romagna vi sono degli ottimi percorsi eno gastronomici da non perdere conosciuti come “Romagna Terra del Sangiovese”.

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