coltivazione di marijuana

Esperta di internazionalizzazione d'impresa e di Paesi lusofoni. Social media manager e web content. Eclettica, appassionata di viaggi, sempre alla scoperta di nuove esperienze.

Sembra un binomio contraddittorio e provocatorio quello del Vino alla Marijuana, eppure non si tratta del sogno di qualche utopico ma di realtà.

In parte condannato per i danni che provocherebbe al cervello e in parte elogiato per il gusto e per il potere altamente inebriante.

C’è chi lo chiama Mary Jane e chi Pot Wine, la sostanza non cambia.

È il vino corretto alla cannabis, vediamo come e dove possiamo trovarlo.

Prima di tutto è bene specificare che formalmente si può parlare di vino solo per bevande fermentate a partire dall’uva.

Infatti, secondo il Regolamento Europeo CE 479/2008: Il Vino è il prodotto ottenuto esclusivamente dalla fermentazione alcolica totale o parziale di uve fresche, pigiate o no, o i mosti di uva.

Ciò assodato, concediamoci una licenza poetica e vediamo cos’è nel gergo il Vino alla Marijuana.

 

Dalla storia alla California

In letteratura troviamo vari rimandi al mix tra droghe e vino o alcol in generale.

La storia del vino è millenaria e con essa anche le diverse sfaccettature sull’uso che di questa bevanda veniva fatto sin dai tempi più antichi.

Verso la fine del XIX secolo, a Parigi, si usava associare l’hashish masticato ai vini o ai liquori.

Baudelaire ad esempio nel suo celebre “I Paradisi Artificiali” (Les Paradis Artificiels) descrive gli effetti delle droghe e le sensazioni da esse provocate.

Si parla di hashish, di oppio, di assenzio e di vino.

Mentre il vino è associato, sempre secondo Baudelaire, a dei risvolti sociali positivi, le droghe sembrerebbero capaci di annullare la volontà, tendendo dunque a privilegiare il vino quale esaltazione della volontà dell’individuo – artista.

“Oh gioie profonde del vino, chi non vi ha conosciute? Chiunque abbia avuto un rimorso da placare, un ricordo da evocare, un dolore da annegare, o abbia fatto castelli in aria, tutti hanno finito per invocarti, o dio misterioso celato nelle fibre della vite. Quanto sono grandiosi gli spettacoli del vino, illuminati dal sole interiore! Quanto vera e ardente quella seconda giovinezza che l’uomo attinge da lui! Ma quanto temibili anche sono le sue folgoranti voluttà, e i suoi snervanti incantesimi. […] Il vino assomiglia all’uomo: non si saprà mai fino a qual punto lo si possa stimare o disprezzare, amare o odiare, né di quali azioni sublimi o di quali mostruosi misfatti sia capace.”

Del Vino e dell’hashish – Baudelaire

E, mentre in molti paesi l’uso delle droghe, anche della marijuana è proibito, ve ne sono altri in cui è stata legalizzata.

Alcuni Stati degli USA, come la California, hanno legalizzato l’uso della cannabis nel 1996, per usi medici, anche se il possesso di un’oncia, ovvero circa 28 grammi comporta al massimo una multa di 100 dollari.

E dunque è stato ideato un blend davvero originale: quello tra il Cabernet Franc della Napa Valley e la miglior marijuana della California, quella proveniente da Humboldt County.

Secondo Crane Carter, Presidente della Napa Valley Marijuana Growers, “Questo vino offre un effetto più veloce e diretto rispetto ai brownies alla cannabis”.

Mentre il wine writer Mike Steinberger lo ha così definito: “lo si usa per condividerlo in momenti conviviali, con persone che la pensano allo stesso modo sull’uso della cannabis. Il suo aroma pungente di erba richiama alla mente un dormitorio di un college in una notte di sabato o un concerto dei Grateful Dead”.

 

Come si produce il vino alla marijuana?

Per fare il vino corretto alla marijuana, che oggi lo si usa prevalentemente in ambito privato, occorre mezzo chilo di marijuana (ovvero 1,5 grammi a bottiglia) per una botte di vino da aggiungere durante la fermentazione.

Durante questo processo l’alcol estrae il Thc, ovvero la sostanza psicoattiva della marijuana.

Il vino è così pronto per essere degustato.

Negli anni ’80, quando era ancora illegale l’uso della marijuana negli Stati Uniti, il vino veniva corretto allo stesso modo ma clandestinamente e venduto a circa 100 dollari la bottiglia.

E non è certo una novità accostare la cannabis al mondo alimentare, basti pensare ad esempio ai biscotti, alle torte ed anche alle gomme, tutte a base di marijuana.

E non solo.

Sembra che anche in Italia sia stato fatto qualcosa di simile.

In un paesino della provincia di Chieti, Guardiagrele, si sforna pane alla marijuana, è la linea relax, fatta con la cannabis sativa, quella legale per intenderci.

Appartiene alla stessa famiglia della cannabis indica, quella illegale in Italia, che rilascia ai prodotti del fornaio abruzzese un colore verde-dorato, dai panini alle pizzette, dai formaggi ai cornetti.

E ai clienti incuriositi risponde così: “La cannabis sativa protegge il ricambio naturale delle cellule e rinforza il sistema immunitario, abbiamo deciso di sperimentare questa idea: abbiamo riscoperto il seme di cannabis sativa e lo abbiamo reinterpretato a modo nostro”.

E se volete saperne di più sul mondo “Vino e Cannabis” save the date: il prossimo 3 agosto a Santa Rosa, in California, ci sarà il primo simposio della durata di un giorno.

Si tratta di una conferenza educativa per presentare le opportunità per l’industria del vino californiano.

Gli argomenti saranno:

  • i regolamenti,
  • le licenze,
  • l’ospitalità,
  • il turismo,
  • l’agricoltura,
  • la coesistenza dei due settori.

Hai mai provato il vino alla marijuana?

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