Il vino nell'ultima cena

Esperta di internazionalizzazione d'impresa e di Paesi lusofoni. Social media manager e web content. Eclettica, appassionata di viaggi, sempre alla scoperta di nuove esperienze.

 

Pasqua è alle porte e mentre le corsie dei mercati si affollano per l’acquisto dell’uovo di cioccolato e dell’agnello da ‘sacrificare’….c’è anche chi non dimentica una buona bottiglia di vino.

 

Ripercorrendo la storia il vino è forse la bevanda più carica di significato e simbolismi.

Nella Bibbia la vite simboleggia il benessere e la fecondità alla quale è strettamente collegato il vino, come simbolo di gioia, di festa, di banchetto.

“Giuda e Israele erano al sicuro; ognuno stava sotto la propria vite e il proprio fico, da Dan fino a Bersabea per tutta la vita di Salomone”.

L’evangelista Giovanni darà un nuovo significato alla vite, identificandola con Gesù, ovvero il Messia.

 

Il Vino nella Pasqua Cristiana

 

Nel Nuovo Testamento il primo miracolo di Gesù è proprio la trasformazione dell’acqua in vino alle nozze di Cana di Galilea, episodio descritto nel Vangelo secondo Giovanni.

“Tre giorni dopo, ci fu una festa nuziale in Cana di Galilea, e c’era la madre di Gesù.

E Gesù pure fu invitato con i suoi discepoli alle nozze.

Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno più vino”.

Gesù le disse: “Che c’è fra me e te, o donna? L’ora mia non è ancora venuta”.

Sua madre disse ai servitori: “Fate tutto quel che vi dirà”.

C’erano là sei recipienti di pietra, del tipo adoperato per la purificazione dei Giudei, i quali contenevano ciascuno due o tre misure.

Gesù disse loro: “Riempite d’acqua i recipienti”.

Ed essi li riempirono fino all’orlo.

Poi disse loro: “Adesso attingete e portatene al maestro di tavola”.

Ed essi gliene portarono.

Quando il maestro di tavola ebbe assaggiato l’acqua che era diventata vino (egli non ne conosceva la provenienza, ma la sapevano bene i servitori che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo e gli disse: “Ognuno serve prima il vino buono; e quando si è bevuto abbondantemente, il meno buono; tu, invece, hai tenuto il vino buono fino ad ora”.

Gesù fece questo primo dei suoi segni miracolosi in Cana di Galilea, e manifestò la sua gloria, e i suoi discepoli credettero in lui”.

Molto spesso il vino è associato all’olio, entrambi elementi di salvezza.

Il buon samaritano unge il ferito sia con il vino che con l’olio, che non vanno mai sprecati.

 

 

 

Vino e Pasqua: dall’Ultima Cena alla Realtà

Nella simbologia cristiana il vino è un elemento ricorrente e di fatto lo ritroviamo in ogni celebrazione eucaristica.

È un prodotto che fa parte da millenni della nostra cultura e della nostra storia, e dell’intera area del Mediterraneo.

Oltre al miracolo delle nozze di Cana, ritroviamo il vino nell’ultima cena durante la quale Gesù afferma:

‘Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati’.

È il culmine del simbolismo, dove il vino rappresenta il sangue di Gesù e, dunque, il dono della vita che non muore.

Fu il primo Concilio di Nicea (325 d. C.) a stabilire che la Pasqua sarebbe stata celebrata la prima domenica dopo il plenilunio seguente l’equinozio di primavera, dunque sempre compresa tra il 22 marzo e il 25 aprile.

La Pasqua è preceduta dalla Quaresima, ovvero 40 giorni di preghiera e penitenza che inizia il Mercoledì delle Ceneri (dopo il martedì grasso – carnevale) e termina il Giovedì Santo, giorno in cui Gesù celebrò per l’appunto l’Ultima Cena con gli apostoli.

La parola Pasqua deriva dall’Ebraico “Pesach”, che vuol dire “passare oltre”.

Pesach zeman charutenu” ovvero Pasqua tempo della nostra liberazione.

Ma che tipo di vino era quello di allora?

Per prima cosa dobbiamo risalire al tempo di Gesù e al luogo.

Non si sa molto sul tipo di uva coltivata a quei tempi, abbiamo notizie certe e scritte solo da mille anni.

Si sa però che in Terra Santa si produceva vino e molto probabilmente già dal 4000 avanti Cristo.

Il vino nell’antichità era molto denso e si era soliti aggiungere dell’acqua per renderlo più fluido, a Gerusalemme, tuttavia, preferivano bere il vino ben corposo.

Recentemente gli archeologi hanno rinvenuto una brocca con la dicitura: “vino fatto da uva nera”.

 

 

 

 

Mentre in altre città di Israele, sono state ritrovate brocche con la scritta: “vino affumicato” o anche “vino molto scuro”.

Molti produttori inoltre aggiungevano diverse spezie al vino, dalla cannella allo zafferano, dalla melagrana alla mandragola, per rendere la bevanda più saporita.

Insomma è come se noi oggi aggiungessimo tali spezie a un vino già molto corposo, come può essere ad esempio un Amarone della Valpolicella.

Forse meglio non provarci…e brindare con un buon vino alla Pasqua!

 

 

 

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