uva per fare la pelle di vino

Esperta di internazionalizzazione d'impresa e di Paesi lusofoni. Social media manager e web content. Eclettica, appassionata di viaggi, sempre alla scoperta di nuove esperienze.

 

Ne parla Wine Spectator, ne hanno parlato al Vinitaly..ne parliamo anche noi…del Wineleather, ovvero la pelle dal vino 100% vegana a base di vinaccia e di origine italiana.

Non si tratta di pura retorica ambientalista, ma di un nuovo traguardo tutto italiano, con tanto di premi e riconoscimenti.

Vediamo di cosa stiamo parlando.

 

Vegea: l’eleganza che viene dal vino

Ogni anno nel mondo sono prodotti 26 miliardi di litri di vino, il che equivale anche alla produzione di  ben 7 milioni di tonnellate di scarti.

Da tali scarti l’azienda Vegea ha pensato bene di ricavarne della pelle e utilizzarla in sartoria, parliamo di circa 3 miliardi di metri quadrati di pelle, l’equivalente di 400 mila campi di calcio per intenderci.

Tale materiale 100% vegetale viene ottenuto dalle fibre e dagli oli contenuti nelle vinacce.

La vinaccia altro non è che un insieme di bucce, semi e raspi dell’uva proveniente dalla produzione del vino.

Nasce così un prodotto green ed ecofriendly cavalcando la moda del momento, una moda che ci piace perché rispetta l’ambiente e non è mai troppo tardi per iniziarlo a fare.

La pelle così lavorata risulta avere le stesse caratteristiche sensoriali e meccaniche della pelle più comunemente conosciuta.

L’azienda nata a Milano nel gennaio 2016 è oggi insediata presso l’incubatore di Progetto Manifattura, un polo tecnologico di Trentino Sviluppo, al fine di incentivare la produzione di una nuova generazione di beni e servizi fondati sul valore della sostenibilità.

 

 

Come è nata Wineleather?

Il fondatore di Vegea, Gianpiero Tessitore, architetto milanese, inizia a studiare le diverse fibre vegetali e tra tutte scopre che quelle contenute nelle bucce e nei semi dell’uva sono quelle che cercava.

Di fatto tali fibre sono ottime per creare una pelle vegetale ed ecologica, crueltyfree ovvero non comporta l’uccisione o il maltrattamento di animali.

Inoltre, non viene adoperata neanche una goccia di petrolio né altre sostanze inquinanti e, addirittura, non vi è il consumo di acqua, contro i 240 litri consumati per produrre un metro quadrato di pelle animale.

Senza trascurare il fatto che la concia chimica delle pelli causa dei danni rilevanti alla salute dei lavoratori addetti alla conciatura.

Wineleather si distingue anche da quelle pelli dette “eco” perché in realtà si tratta pur sempre di prodotti sintetici e dunque vi è l’utilizzo di sostanze inquinanti.

Un processo ad impatto zero che secondo quanto affermato dal fondatore, Gianpiero Tessitore:

 

“Il risultato è una pelle di grandissima qualità con bassi costi di produzione, adattabile e facilmente lavorabile, tutti plus per chi lavora la pelle”.

 

I suoi utilizzi spaziano dall’abbigliamento all’arredamento, dagli interni delle macchine al packaging, ma per i primi acquisti dobbiamo attendere il nuovo anno.

L’obiettivo dell’azienda è infatti arrivare alla produzione entro la fine dell’anno in corso, quindi dal 2018 potremmo già acquistare capi in wineleather.

 

 

Pelle dal vino: i primi riconoscimenti

Non è tardato ad arrivare il primo e prestigioso premio per l’azienda Vegea.

Global Change di H&M, considerato il premio internazionale più importante nell’innovazione e nell’economia circolare, indetto appunto dalla H&M Foundation.

È la premiazione di un grande risultato per il Made in Italy, l’aver unito due eccellenze: fashion e wine, da un lato la moda e dall’altro il vino, due campi nei quali l’Italia è il punto di riferimento mondiale per l’alta qualità dei prodotti e per la tradizione che lega la storia al territorio.

Ogni anno la fondazione H&M sceglie 5 business innovativi e rivoluzionari provenienti da tutto il mondo.

Ancora dalle parole di Tessitore:

 

“La pelle vegetale Wineleather sta già avendo un grande successo. Non abbiamo ancora iniziato la campagna di comunicazione e già siamo presenti al Vinitaly con dei nostri modelli di arredo esclusivi, richiesti appositamente per allestire l’area vip e sala stampa della Fiera”.

 

L’azienda H&M è partner della Ellen MacArthur Foundation, la decima più grande fondazione privata degli Stati Uniti che sostiene le organizzazioni no profit nel mondo ed ha lo scopo di innovare i processi produttivi puntando sull’economia circolare.

La stessa H&M ha dichiarato di voler raggiungere l’obiettivo di diventare 100% circolare, ovvero un sistema in grado di potersi generare da solo.

E la Wineleather sembra davvero una soluzione geniale per poter finalmente abbandonare dei comportamenti scorretti che danneggiano l’ambiente.

Non mi resta che concludere con un buon auspicio di nuove e sempre migliori innovazioni per il futuro.

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