vegan

Esperta di internazionalizzazione d'impresa e di Paesi lusofoni. Social media manager e web content. Eclettica, appassionata di viaggi, sempre alla scoperta di nuove esperienze.

Prima di addentrarci nel mondo del vino vegano, scopriamo qualcosa in più sul significato del veganismo.

Essere vegani significa, in poche parole, aderire ad un sistema che esclude ogni forma di sfruttamento animale, dall’alimentazione all’abbigliamento, ma anche spettacolo ed altro.

Ciò significa escludere dall’alimentazione ogni cibo di origine animale, quindi anche uova, latticini, miele, per fare un esempio.

Circa l’8% della popolazione italiana si è ormai convertita ad una dieta vegetariana o vegana e i dati sono in continua crescita.

Così come sono in crescita le richieste di certificazioni a dimostrazione forse della reale consapevolezza del consumatore negli acquisti.

Una sensibilità in aumento anche all’estero, soprattutto in Germania.

 


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Ma un vegano può bere vino?

Apparentemente la risposta sembrerebbe banale e scontata.

Il vino altro non è che succo d’uva fermentato con lieviti e zucchero.

In realtà non è proprio così.

Durante il processo di vinificazione è consentito l’utilizzo di additivi e coadiuvanti tecnologici di origine animale come l’albumina d’uovo, la caseina, la colla d’osso, la colla di pesce e la gelatina.

Tali sostanze vengono usate nella produzione del vino, sia rosso che bianco, per la chiarificazione anche se poi vengono eliminate alla fine del processo.

Nella produzione di vino vegano è vietato aggiungere tali sostanze di origine animale.

 

 

Distinguere un Vino Vegano da uno Vegetariano

Possiamo affermare che in generale i prodotti destinati ai vegetariani non devono contenere carni, di qualunque tipo, o ingredienti derivanti dall’uccisione di un animale.

Il vino quindi è un prodotto adatto al consumo per un vegeteriano, anche se preferirà un vino biologico, ovvero un vino che proviene da un’agricoltura che sfrutta la naturale fertilità del suolo, che adopera prevalentemente concimi organici.

Al contrario, il vegano, opterà per un vino che non contiene coadiuvanti tecnologici, anche se dovrebbero poi essere assenti nel prodotto finito, ma come sappiamo potrebbero contenerne traccia.

E, in sostituzione alla colla di pesce piuttosto che all’albumina vengono utilizzati dei coadiuvanti minerali come l’argilla, la bentonite, il carbone vegetale, il caolino.

Si tratta di un vino biologico proveniente da agricoltura biodinamica ottenuto da vendemmia fatta a mano.

Ci sono poi gruppi di puristi che addirittura sarebbero contro l’utilizzo del trattore per sostituirlo con il cavallo.

È dunque molto difficile per un vegano riconoscere un vino vegan.

Bisogna rifarsi alle etichette, ma anche queste molte volte bisogna saperle leggere, dato che ad oggi la certificazione di “vegano” o “vegetariano” è una materia ancora da regolamentare a dovere.

Attualmente il vino vegano non è regolato in modo specifico dalle norme comunitarie e tanto meno da quelle nazionali.

Insomma è demandata al produttore la facoltà di inserire o meno in etichetta la dicitura “vino vegano” o “vino vegetariano”, sottostando chiaramente alla norma generale in materia di etichettatura che prevede la veridicità, la non ingannevolezza e l’oggettività.

 


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I marchi privati per il Vino Vegano

Per ovviare a tanta confusione e fai da te, sono sorte delle società private con il compito di verificare la caratteristica vegan di un determinato vino.

Ad esempio uno molto famoso è “Qualità Vegetariana Vegan®” promosso dall’AVI – Associazione Vegetariana Italiana, che viene concesso da un ente terzo, Csqa – Certificazioni.

Il consumatore è quindi consapevole dell’acquisto e garantito dal marchio che trova in bottiglia sulla reale assenza di derivati di origine animale.

Infine, non aspettiamoci in etichetta consigli su abbinamenti culinari e degustazioni.

Tutt’al più ci sarà un vago riferimento a “ben si accosta a pietanze diverse”.

Un altro marchio degno di nota è quello di ICEA – Istituto Certificazione Etica e Ambientale / Vegan, un consorzio che controlla e certifica aziende nel rispetto dell’uomo e dell’ambiente, comprendo i settori food e non food.

 

 

Curiosità

Percorrendo l’Italia dal nord al sud vediamo quali sono le aziende che producono vino vegano:

  • Cantina di Aldeno: certificata Bio-vegan, questa cantina del Trentino produce vini che esprimono il territorio come lo Chardonney Bio e il Gewztraminer Bio. Tra l’altro sembra essere suo il primo vino vegano italiano in assoluto: il Pinot Nero Bio Vegan 2013. Il direttore della cantina di Aldeno Walter Weber racconta: “Il disciplinare voluto da Icea è molto preciso, gli ispettori hanno anche richiesto il cambio dell’etichetta nessun riferimento ad abbinamenti a carni e formaggi. Siamo partiti dal fatto che il nostro presidente Alessandro Bertagnolli è vegano, quindi volevamo capire se era possibile fare un vino per questa categoria di persone, da una base già selettiva del vino biologico il risultato ottenuto è stato ottimo, il vino è di buona qualità, ed è molto apprezzato dal punto di vista commerciale”.
  • Cantina Feudi di Guagnano: si chiama Vegamaro è la prima bottiglia in purezza di negroamaro esclusivamente per vegani e vegetariani. Non vi è traccia di origine animale in nessuna delle fasi produttive, il tutto concepito nell’ottica dell’ecosostenibilità.
  • Cantina Firriato: la cantina siciliana ha ottenuto il riconoscimento e l’attestato di certificazione durante l’ultima edizione del Vinitaly. Il vino, ottenuto dal vitigno Syrah, non contiene coadiuvanti di origine animale e non è stato esposto a nessun rischio di contaminazione.
  • Fattoria Casabianca di Siena: anche il Chianti diventa vegan. “I nostri vini espressione del territorio grazie all’agricoltura biologica hanno da oggi, oltre ad una certificazione, quella di origine, Docg e Igt, quella vegana”, spiega l’amministratore Alberto Cenni.
  • Cantina Quadra: Brut Green Vegan si tratta di un franciacorta 100% vegano, ottenuto da uve Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Nero.

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