Vigne di Vino Primitivo

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Il Vino Primitivo, tratto dall’omonimo vitigno a bacca nera, si ritrova in Abruzzo, in Basilicata, in Sardegna, in Campania. Ma è nel tacco d’Italia, ovvero in Puglia, che risiede il suo territorio per eccellenza.

In particolare è molto diffuso a Taranto e a Manduria, nel basso brindisino e a Lecce e provincia.

Molto probabilmente l’origine del nome si riferisce alla precocità di maturazione delle sue uve, infatti la vendemmia avviene solitamente la prima settimana di settembre.

Si tratta di uno tra i dieci vitigni più coltivati nella nostra penisola.

Un po’ di storia del Vino Primitivo

Dalle origini incerte, si ritiene che il Vino Primitivo sia stato portato in Puglia più di 2000 anni fa dagli antichi greci.

I primi documenti risalgono però alla seconda metà del 1700, quando un uomo di chiesa notò che tra i suoi vitigni ve ne era uno che maturava prima degli altri, a volte già a fine agosto ed era un’uva particolarmente nera, ma molto dolce.

Vino Primitivo Tenute Salentine
Vino Primitivo Tenute Salentine

Fino a quel periodo tale vitigno era chiamato zagarese, da allora cambiò nome in primitivo.

Conobbe poi una rapida diffusione da Gioia del Colle alle province di Bari e Brindisi, per poi giungere nel leccese.

Le nozze tra la contessina Sabini di Altamura e Don Tommaso Schiavoni-Tafuri di Manduria furono un pretesto ben riuscito per portare il primitivo nella zona che diventerà la sua eccellenza.

Oggi il Primitivo di Manduria Doc è tra i più apprezzati e la cui produzione è consentita esclusivamente nelle province di Taranto, in particolare nella capitale e nei comuni ad est, e Brindisi, nei comuni di: Oria, Erchie, Torre Santa Susanna.

Riceve la sua denominazione nel 1974.

All’inizio del XX secolo un’ondata di filossera ha distrutto l’intera vite, in realtà mettendo in crisi l’intera viticultura europea.

Si è riusciti a superarla solo dopo quasi trent’anni grazie ad un innesto della vite europea su quella americana.

Nel DNA del vino primitivo ritroviamo il vitigno zinfandel, quello americano, o meglio californiano, molto coltivato anche in Australia, e tracce anche del vitigno croato Plavac Mali, con i quali sembrerebbe imparentato.

Produzione e caratteristiche del Vino Primitivo

Il vitigno primitivo viene coltivato, così come il fratello americano zinfandel, ad alberello, una forma di allevamento tradizionale pugliese a 4-5 speroni e utilizzando delle tecniche di vinificazione accurate.

E grazie a queste tecniche più minuziose, il vino primitivo si è trasformato da vino eccellente per il taglio a rosso corposo, importante e di prestigio, particolarmente apprezzato dagli amanti del vino.

Come già abbiamo ricordato il suo nome deriva dalla vendemmia precoce, tuttavia vi è una curiosità legata a questo vitigno.

Venti giorni dopo la vendemmia il vitigno è in grado di dare una seconda vendemmia, seppur scarsa quantitativamente, ma comunque da non sottovalutare.

La foglia si presenta di media grandezza, così come pure il grappolo, nonché lungo e cilindrico.

Gli acini sono medi dalla buccia abbastanza spessa, di colore blu e con notevole pruina.

Un vecchio vigneto ad alberello produce circa 20-25 quintali per ettaro.

Dal colore rosso tendente al violaceo e, con il passar del tempo, all’arancione.

Gli odori e gli aromi sono leggeri e speziati e, al gusto, si percepisce un sapore pieno, armonico e vellutato.

Per quanto riguarda il Primitivo di Manduria Doc, esistono quattro versioni: il classico vino da pasto, il dolce naturale, il liquoroso dolce naturale e il liquoroso secco.

Le versioni liquorose vengono ottenute aggiungendo acquavite e alcol al vino, dando così un maggior tenore alcolico al vino stesso.

Inoltre prima di essere commercializzate vengono sottoposte ad un affinamento di almeno 2 anni, a differenza delle altre due versioni (da pasto e dolce naturale) che richiedono un periodo di invecchiamento di appena 7 mesi.

La bottiglia va conservata al buio, in posizione orizzontale e ad una temperatura compresa tra i 10 e i 15 gradi, preferibilmente quindi in cantina.

calice di vino primitivo da degustare

 

Ottimo da abbinare con i piatti deliziosi della cucina tipica pugliese.

Non dimentichiamo di utilizzare il classico bicchiere panciuto, il ballon, e di servirlo ad una temperatura tra i 18 e i 22 gradi.

Per le versioni dolce naturale e liquorose è preferibile il calice utilizzato per i vini passiti soprattutto se lo serviamo a fine pasto, accompagnando ad esempio i mostaccioli, crostate, fichi secchi o piccola pasticceria in generale.

Volete un Vino biologico?

Non potete farvi sfuggire il Fatalone Primitivo di Gioia del Colle Doc, un 100% primitivo da uve biologiche, con una gradazione del 15%, dal colore rosso tendente al granato.

Sposa alla perfezione un saporito ragù di cinghiale, arrosti e carni alla brace.

Per approfondire la storia del vino primitivo prepara la valigia e organizza il tuo percorso enoturistico, attraversando le strade del vino in Puglia e passando per il Museo della Civiltà del Vino Primitivo.

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