Vitigni Internazionali in Italia, Patria degli Autoctoni

Agronomo ricercatore con Dottorato di Ricerca in Miglioramento Genetico e Patologia Agraria. Vanta varie pubblicazioni sulla ricerca sull'uva da vino.

I Vitigni Internazionali in Italia rappresentano una consolidata realtà, ma non va trascurato il patrimonio di vitigni autoctoni e nazionali presenti su tutto il nostro territorio, dalla grande storia e dalle indubbie proprietà enologiche.

 

Grappolo Uva Nera

Se sia più nobile coltivare un vitigno locale piuttosto che un internazionale rimane un argomento di dibattito.

A primo impatto sembra una questione di visione delle cose: più romantica, new age, tradizionale, affascinante la scelta di un autoctono; apparentemente slegata dal concetto di territorio a favore di una logica di mercato la predilezione per un internazionale.

Tuttavia anche un vitigno autoctono può diventare strumento di marketing per un territorio che vuole valorizzare le sue produzioni e la sua storia.

 

Grappolo Uva Bianca Autoctona

 

I vitigni internazionali hanno capacità di adattamento tali che è possibile coltivarli un po’ in tutte le latitudini dove è possibile fare viticoltura: Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Syrah, Pinot Nero per le uve rosse, Chardonnay, Sauvignon blanc, Pinot Bianco e Grigio, Riesling per le uve bianche, solo per ricordarne alcuni.

 

Grappolo Uva Bianca Autoctona

 

L’utilizzo eccessivo di vitigni internazionali nasconde il rischio dell’omologazione e della standardizzazione dei prodotti, a discapito del made in Italy che sulla qualità e tipicità di prodotto fa le sue fortune.

La differenza tra un Vino Merlot prodotto in Italia e uno prodotto in Sud Africa quale può essere?

 

Grappolo Uva Nera Autoctono

 

Certo, il terroir è differente, l’ambiente anche,la tecnica agricola e di vinificazione variabili importanti.

Quello che manca è la tipicità del prodotto.

Perché si dovrebbe scegliere un Cabernet Italiano piuttosto che uno Cileno?

Diverso è avere come opzione di scelta un Nero di Troia di Castel del Monte, un Aglianico del Vulture, un Prosecco della Valdobbiadene o una Vernaccia di San Gimignano, perché la tipicità rappresenta un aspetto qualificante, tutt’altro che trascurabile non solo per il prodotto vino ma anche per l’indotto del territorio.

Un concetto ben compreso ad esempio dai Consorzi di Tutela del Chianti o del Brunello di Montalcino, che grazie alle particolarità del territorio e dei cloni di Sangiovese impiegati hanno creato a tutti gli effetti un brand collegato a questa produzione tipica.

 


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