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Il Chianti Classico,  il celebre vino italiano, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, celebra i suoi 300 anni. ha celebrato 300 anni di storia nel 2016.

Una storia longeva che inizia in quel lontano 24 settembre 1716 quando il Granduca Cosimo III de’ Medici decide di promulgare un bando per delimitare le zone vocate alla produzione di questo vino già all’epoca definito di alta qualità.

« …per il Chianti è restato determinato e sia. Dallo Spedaluzzo fino a Greve; di lì a Panzano, con tutta la Podesteria di Radda, che contiene tre terzi, cioè Radda, Gajole e Castellina, arrivando fino al confine dello Stato di Siena….. ». Cosimo III de’ Medici.

Ed è nella storia vinicola la prima volta che viene definita per legge una zona geografica di vocazione per la produzione di un vino pregiato.

Sulle origini del nome non ci sono certezze.

Secondo una versione, fu il geografo Repetti, nell’Ottocento, ad associare il nome Chianti al verbo latino clangor ovvero rumore, dal rumore appunto che si creava durante le cacce che avvenivano in zona.

Un’altra versione farebbe derivare il nome dall’etrusco clante, dal nome di alcune famiglie etrusche, una derivazione molto antica dunque.

E, sempre dall’etrusco, clante significa acqua, facendo riferimento alla zona che ne è molto ricca, favorendo la crescita dell’uva.

 

 

Zona geografica di produzione del Chianti Classico

Il territorio vocato alla produzione del Chianti Classico si estende tra le città di Firenze e di Siena.

Si tratta di 70.000 ettari che grazie al clima e alle altre caratteristiche peculiari del luogo danno origine a vini di grande qualità.

In particolare i comuni coinvolti sono: Greve in Chianti, Barberino Val d’Elsa, Tavernelle Val di Pesa, San Casciano in Val di Pesa, tutte in provincia di Firenze, Castellina in Chianti, Gaiole, Redda, Castelnuovo Berardenga e parte di Poggibonsi in provincia di Siena.

È doveroso a questo punto fare chiarezza sulla distinzione tra Chianti e Chianti Classico, due diverse DOCG.

Il confine è davvero sottile per i non addetti ai lavori.

In altre parole quel suffisso ‘Classico’ sta ad indicare il ‘Chianti Originale’, quello prodotto all’interno della zona denominata appunto Chianti già nel lontano 1716 dal Granduca di Toscana Cosimo III e che comprende i territori citati.

Così il primo importante traguardo viene raggiunto nel 1924 quando un gruppo di 33 produttori fondò il Consorzio per la difesa del vino tipico del Chianti e della sua marca d’origine.

Il logo scelto e che ancora oggi contraddistingue le bottiglie di Chianti Classico è il gallo nero, storico simbolo della lega militare del Chianti, riprodotto anche dal pittore Vasari sul soffitto del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze.

Soltanto quasi una decina di anni dopo, nel 1932, attraverso uno specifico decreto ministeriale, viene aggiunto il suffisso Classico per distinguere il vino prodotto nella zona d’origine.

Riassumendo il vino Chianti è quello prodotto al di fuori della zona storica chiamata Chianti, mentre il Chianti Classico è prodotto in questa determinata zona.

Nel 1996, infine, il Chianti Classico viene regolamentato da un disciplinare di produzione che ne riconosce la DOCG – Denominazione di Origine Controllata e Garantita.

 

Vitigni ammessi per il Chianti

Il Chianti Classico viene prodotto esclusivamente con uva Sangiovese (dall’80% al 100%).

Fino agli inizi del 1800 non erano ammessi blend. Poi si iniziò a sperimentare un uvaggio che desse vita ad una qualità ancora migliore.

 

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Nel 1840 il Barone Ricasoli divulgò la composizione idonea per ottenere il Chianti Classico: 70% Sangiovese, 15% Canaiolo, 15% Malvasia. Successivamente a tale formula venne aggiunto anche un vitigno a bacca bianca, il Trebbiano.

Da disciplinare sono ammesse oggi uve Sangiovese (80%) o in purezza.

Per la formazione del blend possono contribuire vitigni autoctoni esclusivamente a bacca rossa come il Canaiolo Nero e Colorino, o anche quelli internazionali come il Merlot e il Cabernet Sauvignon.

Al contrario, il Chianti (non Classico) prevede l’uso di Sangiovese in percentuale minore (70%) e anche uva bianca (massimo 10%).

 

Come si produce un Chianti Classico?

Il Disciplinare è chiaro e rigido nel definire non solo la produzione ma anche la coltivazione delle uve.

I vigneti devono trovarsi su terreni posti a 700 metri sopra il livello del mare.

L’allevamento segue la tecnica tradizionale dell’archetto toscano, derivato dalla tecnica guyot.

La vendemmia si effettua di solito nel mese di ottobre, quando gli acini hanno raggiunto la loro maturazione.

Raggiunta la cantina l’uva viene pigiata e separata dai raspi per ottenere il mosto che riposerà per circa due settimane in botte. È il tempo della fermentazione.

In questa fase si formano i polifenoli che danno colore e aroma al vino.

Seguono le fasi della svinatura, fermentazione e travasi vari fino alla maturazione finale che, a seconda del tipo di vino che si vuole ottenere, Riserva o Annata ad esempio, seguirà periodi più o meno differenti in botti di rovere e/o in bottiglia.

Tutte le operazioni devono avvenire esclusivamente nella zona indicata della DOCG.

Per la commercializzazione bisognerà attendere il 1 ottobre dell’anno successivo alla vendemmia.

Per la Riserva il periodo di invecchiamento minimo è di 24 mesi, di cui 3 di affinamento in bottiglia.

Nella piramide del Chianti Classico troviamo tre tipologie:

 

  • Gran Selezione: introdotto nel 2013 per elevare ancor di più l’offerta enologica di un territorio già così ricco. È prodotto da una singola vigna o dalla selezione delle migliori uve. Richiede un invecchiamento minimo di 30 mesi, di cui 3 di affinamento in bottiglia;
  • Riserva: è un vino più nobile, richiede un lungo invecchiamento, minimo due anni, gradazione alcolica minima 12,5%
  • Annata: vino da apprezzare giovane.

Caratteristiche organolettiche e degustazione

Di colore rosso rubino, col tempo tende a divenire ancora più intenso.

Dall’odore tipico di mammola, giaggiole e frutti rossi.

Il sapore è asciutto, armonico che con l’invecchiamento tende al vellutato.

Le uve migliori sono destinate al Riserva, ma solo il 20% del Chianti Classico poi lo diventerà.

Al consumo il Chianti Classico richiede esclusivamente bottiglie di vetro di tipo bordolese e tappo in sughero.

Prima della degustazione il vino va ossigenato, regola che vale un po’ per tutti e ancor di più per il Chianti Classico.

La bottiglia deve essere aperta almeno qualche ora prima e va servito ad una temperatura di 16/18 gradi.

 

Il calice consigliato sarà sicuramente quello a tulipano

 

Abbinamenti consigliati per un Chianti

Il Chianti Classico è un vino versatile e si presta perciò a diversi abbinamenti col cibo.

Ottimo chiaramente se servito con le carni rosse cotte alla griglia, quelle tipiche toscane, piatti di selvaggina e arrosti vari.

Sposa alla perfezione i taglieri di formaggi stagionati ma accompagna anche piatti di cucine internazionali, come ad esempio i piatti speziati, la cucina indiana e cinese.

Un buon Chianti Classico Annata si assapora anche con dell’ottimo sushi.

Infine, una piccola curiosità.

 

Oltre a deliziare il palato, il Chianti Classico coccola anche il nostro corpo.

Per le sue proprietà rilassanti viene utilizzato nella vinoterapia.

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