come avviene la produzione dello chardonnay

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È il vitigno a bacca bianca più conosciuto e coltivato al mondo, parliamo della storia e della produzione dello Chardonnay.

La sua storia non è molto chiara, c’è chi afferma che abbia radici mediorientali, per altri proviene dalla penisola balcanica.

La teoria più comunemente conosciuta trae origine dalla Borgogna dove venne impiantato da dei monaci e a partire da quel momento, siamo verso la fine del XIX secolo, si è diffuso in tutto il mondo.

Il nome di fatto deriverebbe proprio dall’omonima cittadina francese della Borgogna.

Ecco che però spunta un’altra verità che affida i natali dello Chardonnay alla città di Gerusalemme, le cui colline sono argillose e particolarmente adatte allo sviluppo del vitigno.

Furono poi i crociati della Palestina a portare il vino in Francia, il cui nome era Porte de Dieu.

Significa Porta di Dio e sarebbe la traduzione dall’ebraico di Shaar-adonay, simbolo della Città Santa di Gerusalemme circondata dalle porte di Dio.

Il toponimo francese, sembra derivi dalla parola Chardon che significa Cardo, dal latino cardo, cardonis ovvero il luogo dove nascono i cardi.

In Italia lo Chardonnay è coltivato un po’ ovunque, in particolare in Sicilia, Trentino, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli, Abruzzo.

In uvaggio, ovvero miscelato con diverse qualità di uve, garantisce degli ottimi spumanti.

Inizialmente veniva confuso con il Pinot bianco, solo nel 1973 viene inserito nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite.

Dobbiamo aspettare il 1984 per la prima DOC, assegnata all’Alto Adige Chardonnay.

In Francia viene prodotto in purezza per dare vita al Borgogna, mentre in uvaggio per l’ottenimento dello Champagne.

Come detto in apertura si tratta di un vitigno internazionale, per cui lo ritroviamo anche in Sudafrica, in Australia, in California, in Israele, in Cile.

Caratteristiche del Vino Chardonnay

Il vitigno dello Chardonnay è estremamente versatile, dalle incredibili varietà aromatiche, si passa dal sentore di frutta tropicale, banana e ananas in particolare, a piacevoli note di frutta secca.

A seconda di dove e come viene coltivato può dare vita a diversi prodotti, tutti di estrema qualità.

Si presenta con foglie rotonde dalla grandezza media, così come il grappolo e l’acino.

La buccia è mediamente consistente e di colore giallo.

Matura rapidamente per cui la vendemmia viene fatta solitamente nella prima decade di settembre.

È questo un momento di fondamentale importanza, perché la produzione dello Chardonnay può risentire oltre che delle gelate primaverili anche del rischio del marciume.

Il terreno prediletto è di tipo argilloso, collinare, dal clima temperato o caldo.

Il colore va dal giallo paglierino al dorato e il profumo ricorda la frutta matura, anche se in generale i vini bianchi Chardonnay hanno un’ampia gamma di odori e sapori.

La produzione dello Chardonnay è di norma abbondante, i vini sono sempre di alta qualità e possono essere fermi o frizzanti o spumanti.

Se lasciato invecchiare assume delle piacevoli note di frutta secca.

Viene fatto invecchiare di norma nella barrique, piccola botte di legno per garantire un affinamento migliore.

In realtà in base alla tecnica utilizzata per la fermentazione e, più che altro, al tipo di contenitore utilizzato, si avranno dei vini bianchi secchi differenti.

La vinificazione in botte unita alla tecnica cosiddetta del bâtonnage, ovvero rimescolamento delle fecce, e la fermentazione sui lieviti si contrappone alla fermentazione con criomacerazione in contenitori di acciaio.

Quest’ultima è una tecnica particolare che viene usata per vini bianchi di alta qualità.

Prima della fermentazione, si lascia il pigiato per circa 12 ore ad una temperatura di 5°, per far sì che le bucce ed il mosto entrino in contatto.

Come regola generale lo Chardonnay va consumato giovane, anche se alcune tipologie invecchiate, in particolare in botte, conferiscono al vino un prestigio unico al mondo.



Leggi anche: Vino invecchiato = Vino più buono: mito o verità?



Come abbinare uno Chardonnay?

Essendo lo Chardonnay un vino molto duttile, si presta a diversi abbinamenti culinari anche insoliti.

Prima di addentrarci nell’abbinamento cibo-vino, come sempre qualche consiglio su come servire nel migliore dei modi uno Chardonnay.

Vino Chardonnay Fleur d’Elise

La bottiglia va aperta solitamente una mezz’ora prima della degustazione, utilizzando un calice medio e largo per favorire la diffusione dei profumi.

La temperatura dovrà essere di circa 10°.

Se abbiamo una bottiglia di Chardonnay invecchiato in botte di legno, ricordiamoci di innalzare la temperatura di circa 2-3 gradi e di aprire la bottiglia almeno un’ora prima.

Sicuramente è adatto durante l’aperitivo, da un lato perché presenta una gradazione non molto elevata e dall’altro perché sposa bene le pietanze servite al bancone.

Passando ai pasti principali lo si può degustare insieme alle carni bianche e magre, ai formaggi anche stagionati e dulcis in fundo alla pasta ripiena, purché non di carne rossa.

Ottimo anche quando accompagna piatti di pesce e verdure.

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